“Amare la verità per non dimenticare”
Questo l’approccio di Margherita Asta da anni impegnata nella ricerca della verità, suo strumento prediletto per la lotta alla mafia. Margherita, volontaria dell’associazione Libera e scrittrice, è diventata un simbolo di questa lotta nel mondo contemporaneo e l’esempio vivente di quanto si è chiamati a fare e soprattutto di quanto, ognuno di noi, può fare.
Alla generazione 2.0 le parole “Strage” e “Pizzolungo” spesso, e purtroppo, non suscitano emozioni né ricordano momenti di storia italiana, ma risultano solamente passi di una vicenda che è già troppo vecchia per esser degna delle attenzioni mediatiche ed è ancora troppo giovane per essere studiata nei libri di scuola.
Ma la strage di Pizzolungo non può, e non deve, meritare un simile trattamento: non solo perché ha causato momenti di paura e sgomento, ma perché, quella come le altre stragi, ci pone di fronte al costante interrogativo delle “cose all’italiana”: la Mafia, siamo noi?
Questa strage non ebbe niente di nuovo nella sua organizzazione, presentava il solito tragico schema: il riferimento temporale, il 2 aprile 1985; la vittima scomoda, il giudice Palermo; il luogo isolato, una strada di Pizzolungo, in provincia di Trapani, in Sicilia; l’arma, un ordigno dinamitardo contro un muro; l’obiettivo mafioso: continuare gli affari di compravendita dell’ eroina da parte delle cosche mafiose di Alcamo e Castellamare del Golfo.
La novità di quella strage fu il suo finale incompiuto: lungo quella strada non morì il giudice prestabilito, bensì coloro che, senza volerlo, gli fecero da scudo umano: la madre di Margherita Asta, Barbara Rizzo, e i suoi due figli, Salvatore e Giuseppe, che da quel giorno divennero vittime “accessorie” della mafia.
I nostri alunni, i loro genitori e la cittadinanza tutta è invitata Sabato 3 Giugno 2017 alle 11:00 al Palasport di Polpet per incontrare la nostra Margherita.